Asiago

Asiago fu uno dei luoghi più simbolici della Grande Guerra. Investita alla fine di maggio del 1916 dall’avanzata austro-ungarica, venne gravemente danneggiata ed occupata dalle truppe asburgiche, che la saccheggiarono assieme al vicino abitato di Arsiero.

DurataUna giornata intera
PeriodoTutto l'anno
Venne ricostruita alla fine del conflitto e fu scelta durante il regime fascista per ospitare uno dei più grandi sacrari militari italiani dedicati alla Grande Guerra. Il luogo venne individuato sul colle di Leiten (il Sacrario è conosciuto anche con questo nome), collegato al centro città dal monumentale e suggestivo Viale degli Eroi, ai cui lati sorgono dei grandi cipressi. Il progetto fu dell’architetto veneziano Orfeo Rossato, che disegnò un unico e gigantesco blocco di cemento e marmo della zona (di 1600 metri quadrati) sormontato da un grande arco, in stile romano, alto 47 metri. I lavori terminarono nel 1938 ed il Sacrario di Asiago venne inaugurato con grandi celebrazioni alla presenza dello stesso Re Vittorio Emanuele III.
 

Qui sono state traslate 54.286 salme provenienti dai cimiteri di guerra della zona: 34.286 sono italiane (di cui 21.491 ignoti) mentre le restanti 20.000 sono austro-ungariche (11.762 senza nome). I resti di questi soldati sono ospitati lungo le pareti delle gallerie all’interno del grande blocco del Sacrario: quelli identificati sono in ordine alfabetico mentre quelli per cui non è stato possibile effettuare il riconoscimento si trovano all’interno di due grandi tombe comuni ai lati della cripta. Il blocco quadrato è completato da una cappella, mentre nei pressi dell’entrata alla cripta è possibile accedere anche al piccolo museo del Sacrario.

 
È anche possibile visitare due sezioni in cui sono esposti diversi cimeli e materiale ritrovato sull’Altopiano di Asiago. La prima è dedicata al biennio 1915-1916, mentre la seconda al periodo 1917-1918. Il pezzo più emozionante è, probabilmente, una lettera di un giovane soldato alla vigilia della Battaglia dell’Ortigara, rinvenuta addirittura negli anni ’50.
 

Usciti all’esterno, una grande scala larga 35 metri permette di giungere sotto l’arco, divenuto simbolo della provincia di Vicenza (assieme agli altri sacrari del Pasubio, del Cimone e del Monte Grappa). Sui parapetti del terrazzo sono state poste delle frecce che indicano le località dove si svolsero le battaglie e gli scontri più significativi della Grande Guerra. Tutto intorno all’intera struttura sono infine visibili cannoni originali e restaurati.